Fresagrandinaria
Fresagrandinaria è un comune della provincia di Chieti che sorge sul costone orientale del monte Moro, a m.391 slm.
Il paese si distingue sicuramente per la possente mole di pietra e per le grotte artificiali scavate nel gesso. Il paesaggio delle colline poste in prossimità della confluenza tra i torrenti Treste e il Trigno, fortemente identitario, può riassumersi nella compresenza tra elementi naturali (speroni di roccia, creste, solchi erosivi) su cui si sovrappongono boschi, ed elementi di suolo coltivato con campi e colture di antico impianto, tra i quali si inseriscono le nuove sistemazioni colturali (oliveti, vigneti, seminativi).
Il toponimo pare sia originato dal personale latino Fresius o Frisius; le prime testimonianze di insediamenti risalgono all’epoca italica, come attestano i rinvenimenti archeologici nella località Guardiola; quest’ultimo è un toponimo che insieme a “Fara” ricorda l’antico insediamento longobardo.
Nel X secolo, il suo territorio fu colonizzato dai monaci benedettini, che vi edificarono il monastero di S. Angelo di cui, fuori dal paese resta solo un rudere. Fresagrandinaria ha conservato il tipico aspetto di un borgo medievale, fatto di edifici costruiti dall’abile e secolare maestria dei lavoratori della pietra calcarea e dell’arenaria. L’abitato culmina nella massiccia struttura della Chiesa parrocchiale intitolata al Santissimo Salvatore. Ai piedi dell’antico borgo, invece, si trova la chiesetta della Madonna delle Grazie, al cui interno è possibile ammirare la bella statua dorata della Madonna con Bambino, opera del Quattrocento.
Osservando il borgo antico di Fresagrandinaria non si tarda a scorgervi l’origine fortificata e l’impianto tipico degli aggregati dell’XI secolo, formatisi con l’incastellamento. Non è escluso che al borgo fortificato se ne aggiungesse un altro extramoenia, a poca distanza, di tipo rurale e che nel tempo si siano uniti. Già incluso nella signoria dei Di Sangro, passò nelle mani dei Caracciolo di S. Buono che nell’Alto Vastese, dalla fine del XV secolo, andavano costituendo un grande feudo tra i più estesi d’Abruzzo. I Caracciolo sostennero e spinsero la popolazione all’attività agricola e di allevamento. Oltre ai cereali i Fresani si dedicarono già alla fine del Settecento alla coltivazione del riso nelle anse e lanche del fiume Trigno, in collaborazione con le popolazioni dei paesi vicini. Come per le località vicine, era diffuso l’allevamento brado di suini nei querceti.